Evocare un’apparente voluminosità spirituale che persiste in una dimensione parallela attraverso una ridondante sequela di ritmi ed intenzioni creative. Un racconto ipnotico che soggiace il dualismo ambientale tra la sacralità del viaggio sonoro e l’ardore velato del processo libero ed audace dell’improvvisazione è l’altura concettuale contenuta in Testament, l’ultimo lavoro discografico dell’Avram Fefer Quartet pubblicato dalla ragguardevole ed innovativa etichetta portoghese Clean Feed Records. Il progetto entusiasmante realizzato da Fefer ha un considerevole valore storiografico perché porta con sè l’evoluzione artistica di quasi un trentennio di esperienze ed esperimenti sonori della scena newyorkese. La presenza spavalda e divertita della voce grossa del Sassofono riceve le addizioni alchemiche e scarnificanti delle corde cervellotiche del genio Ribot che pastura lodevolmente di suoni e congetture compositive ognuna delle otto tracce del disco. La solidità effimera e transitoria dell’ipnotismo ritmico generato dal duo Taylor-Revis porta all’attaccamento empatico anche dei padiglioni aurali di difficile conquista. Un lavoro di jazz, di africa e di progresso Avant dal quale è difficile allontanarsi senza subire la bontà del trauma emozionale.
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