Ancora una prova di rilievo per il pianista svedese, che rimane fra i capisaldi dell’etichetta tedesca per cui incide, con pochissime variazioni, dal 1971, anche con alcune magistrali apparizioni in alcuni album di Jan Garbarek, Don Cherry e Charles Lloyd. In questo lavoro, il cui titolo proviene da una canzone di apparente leggerezza e disimpegno del cubano Silvio Rodriguez, è accompagnato dal fido contrabbassista Anders Jormin (che firma molti dei brani presenti) e dal giovane batterista Jon Falt, che si era già messo in evidenza nel precedente capitolo Indicum. Magnifica la conversazione a tre, con un intesa di rango paritetico nei prediletti Satie (Elegy) e Bartòk (Wedding song for Poniki), che rappresentano il terreno ideale per il fraseggio colto ed introspettivo del leader, mentre Three Shades of a House e Stilla privilegiano uno sviluppo melodico dagli accenti bluesy e folk, in perfetta commistione su ragguardevoli livelli espressivi.