Un album dai tomi melanconici e narrativi per questo giovane pianista dalle brillanti credenziali, arrivato al suo debutto per la Savant dopo una manciata di album in continua evoluzione. Si tratta di un tributo alla memoria del fratello prematuramente scomparso, in un ascolto che si rivela terapeutico. Il suo è un pianismo agile, caratterizzato da un tocco lieve che risponde ad ogni sollecitazione proveniente dall’ottima formazione che lo accompagna (il sassofonista Dayna Stephens e la solida ritmica chiusa da Vicente Archer e Bill Stewart). L’album si compone di alcuni dolenti (seppur ispirati) originali e di alcuni classici non particolarmente battuti, come il monkiano Gallop’s gallop o arcinoti (Prelude to a kiss, Woody n’you). In tutti Grissett brilla come vigoroso swinger, cui è facile predire un futuro ancora più brillante.