Dino Rubino - Roaming Heart
Recensioni musicali

Dino Rubino

Roaming Heart

Di: 
Pubblicata il: 9 Aprile 2021
Anno: 2015

Alcuni, su questa terra, alzandosi ogni giorno, stirando le braccia, sorridono alla vita. E la vita li vizia, è grata a loro, che spesso suonano i suoi benefici e talvolta i suoi svantaggi. Questi sono gli eletti. Hanno tutto. Sono belli, ispirati e, appena mettono le mani sul pianoforte, diffondono intorno a loro un po’ della serenità in dote ai saggi. Dino Rubino appartiene a questa categoria di beati che condividono la loro felicità con noi, e ogni composizione, o quasi, è un regalo inaspettato. La sua vita a Parigi influenza il catanese, come si sente da subito con Grigio, composizione che apre l’album e ci introduce nel suo universo musicale. Segue Smile, brano di rara bellezza, dove l’aria del cinema muto si incontra con sonorità che appartengono al suo bagaglio personale, oltre che a un passato recente fatto di composizioni visive fra Satiè e Chaplin; sì, perché Smileavvolge il cuore in una garza di malinconia e la vitale Lennon lo libera e lo fa battere veloce. Questa è l’aria che si respira nel polmone musicale di Rubino, anche nei suoi passaggi di festa oltre che di malinconia. La malinconia può conoscere anestesia ma non cancellazione. È da lì, dalla presa di coscienza del suo talento, che sgorga la poesia. Il suo modo unico e originale nel suonare il pianoforte ci sorprende ancora una volta dopo il notevole e precedente Kairòs (in ottetto), così come ci sorprendono, nelle note del booklet dell’album, le parole della grande cantante Edith Piaf, che lui cita: Niente è grave, tutto ricomincia. Nel cuore di chi crede c’è sempre una profonda speranza. Parole non a caso se seguite da composizioni quali Stagioni, Umori e Lontano. Poi troviamo un gioiello di rara bellezza, bello oltre il sogno: Un Jour, dove il pianista-trombettista ci avvolge e ci lascia inchiodati al lettore CD ad ascoltare la scelta delle sue note, con una conoscenza dell’economia degli accordi frutto del dono e dell’esperienza che "frequentano" solo i grandi veri, quelli che lasciano il segno. L’album è in piano solo, va detto e ribadito, ma proprio per questo i suoi assolo sorprendono per completezza, con armonizzazioni uniche e complete: una sola moltitudine, parafrasando Pessoa, perché hanno un solido fondamento armonico e ritmico, anche senza altri strumenti, comprese unità ripetitive della mano sinistra capace di inventiva, favorendo una linea melodica elegante e delicata. Arte poetica, niente di dimostrativo, il suo pianoforte è sempre al servizio della musica. A completare il tutto, il suono e il mixaggio, eccellenti. Ancora una volta Dino ci tiene compagnia, mirando dritto al cuore di chi ascolta.

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