Nonostante la lunga militanza, era da tempo che Peacock non realizzava un disco da leader per l’Ecm, label che ha documentato in maniera certosina l’evoluzione del golden trio condiviso insieme a Keith Jarrett e Jack DeJohnette. Vale solo la pena di ricordare che Peacock, nel corso della sua lunga carriera ha avuto la chance di suonare anche con Miles Davis, Bill Evans ed Albert Ayler, esperienze fondamentali per allagare la sua visione prospettica. Questo album è una summa delle sue migliori composizioni: che siano più datate nel tempo o di più fresco pensiero, scrittura e improvvisazione sono finissime, levitando ad ogni ascolto successivo. Li condivide con Marc Copland, pianista di elevatissima sostanza, e il magnifico Joey Baron, batterista portentoso nelle mille sfumature che riesce ad imprimere al suo strumento. Non c’è bisogno di alzare il volume per suonare forte: Gaia e Shadows, rappresentano un esempio lampante di come gesti anche minimi evochino e governino delle quanto mai opportune ombre melodiche, incidendo nello spazio impercettibili per quanto reali linee di forza. La cavata del leader è scura quanto precisa, il pianismo di Copland è di rapsodica finezza, il sostegno ritmico di Baron (pregevolissimo nel sapiente uso delle spazzole), in perfetto equilibrio con le fluenti idee che vanno ancora a scomporre e ricostruire una perla d’altri tempi come Gloria’s Step, proprio a ricordare il crepuscolarismo evansiano. Dinamica liquida ed avvolgente, secondo i pieni voleri del produttore ed ideatore di una filosofia sonora, Manfred Eicher, omnipresente ancora una volta in studio per godersi in anteprima questa musica trasversale e per nulla scontata.