Peter Hammill - ...all that might have been
Recensioni musicali

Peter Hammill

...all that might have been

Di: 
Pubblicata il: 9 Aprile 2021
Anno: 2014

In un recente ed eccezionale incontro/seminario tenutosi al Conservatorio di Piacenza, Peter Hammill aveva rivelato come per lui, dopo oltre quarant’anni di carriera, i momenti della scrittura e della registrazione fossero definitivamente collassati uno dentro l’altro, dando origine a un processo artistico che non prevede più tempi e momenti differiti. Dopo le esperienze già liminali dei precedenti Thin Air (2009) e Consequences (2012), con questo …all that might have been… viene a sfaldarsi definitivamente anche la forma canzone, involucro per eccellenza della musica rock, lasciando spazio a un flusso creativo libero e incontrollato. Il contenuto dell’album si presenta infatti come un unico lungo brano di 48 minuti, suddiviso in 21 tracce quasi tutte di breve durata, brandelli di una storia esposta in un percorso non sequenziale, caratterizzato da una totale frammentazione armonica e dall’assenza di un vero e proprio centro tonale. Novello Caronte (o Capitano Achab?) di una navigazione a dir poco perigliosa, Hammill ancora una volta fa tutto da solo, concentrandosi in particolare sui suoni delle tastiere e dei sintetizzatori, utilizzati spesso in maniera cinematografica, e su graffianti interventi di chitarra elettrica distorta. Tutto intorno, le voci: cantanti, recitanti, parlanti, supplicanti, in una polifonia e una coralità che Hammill ha sviluppato da sempre in modo meticoloso quanto anticonvenzionale.

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